LA COMPETENZA DECISIONALE

Un progetto presuppone molti passaggi di lavoro con altrettanti momenti decisionali. Le decisioni non sempre sono nelle mani del progettista, né nel gruppo progettuale, ma più frequentemente nel ruolo politico di chi dirige un Ente del Terzo Settore. Nonostante ciò il progetto è fatto di micro decisioni da prendere: dal contenuto, agli ambiti, alle azioni da svolgere, ai consuenti da coinvolgere, ai fornitori da chiamare e questo naturalmente solo per fare qualche esempio. Prendere decisioni è un processo complesso che coinvolge i membri del gruppo e lo stesso sistema gruppo su diversi piani: emotivo, valoriale, esperienziale. Non è solo il contenuto della scelta ad essere oggetto di riflessione e di valutazione, ma lo sono anche le finalità, le motivazioni di gruppo e personali, il bagaglio culturale, il patrimonio delle conoscenze e lo stile relazionale. Infatti, per un gruppo la fase decisionale non è solo tra le più difficili perché possono sorgere contrasti tra i membri, si possono evidenziare le difficoltà relazionali e le differenze di carattere, ma anche tra le più rischiose e la decisione più conveniente ed efficace potrebbe emergere quella più convenzionale o popolare sul momento, ma che potrebbe trovare difficoltà di realizzazione se ogni componente del gruppo non si sente sostanzialmente organizzato ad attuarla.

Come per qualunque gruppo di lavoro, esistono metodi decisionali studiati e codificati:

- autoritario: la decisione viene presa da una singola persona spesso il responsabile, il presidente che impegna il gruppo in una decisione o azione senza prima consultarlo. Generalmente si tende a connotare negativamente questa tipologia decisionale, ma è necessario riflettere sull’opportunità, talvolta, di prendere decisioni in tal modo;

- ricorso ad esperti: si rivela molto utile nel momento in cui, a causa della complessità del problema o della carenza di informazioni, il gruppo intero non ha né il tempo né le risorse per formarsi competenze necessarie per l’ideazione della soluzione migliore;

- consultazione dei singoli membri del gruppo: si tratta di una vera e propria consultazione di ogni singolo membro da parte del responsabile o del leader, senza una discussione di gruppo. La decisione a cui si arriva non può, in ogni caso, essere considerata condivisa da tutti;

- decisione di un membro responsabile del gruppo dopo una discussione di gruppo: il presupposto è che ci siano il tempo e la volontà per discutere in gruppo la risoluzione del problema. La decisione viene comunque presa dal leader, il quale decide solo dopo aver ascoltato la discussione;

- responsabilità della decisione affidata ad un gruppo ristretto (minoranza): il gruppo ritiene di affidare la decisione ad un ristretto gruppo di persone interne; è necessario, perché questa modalità si riveli utile, che il piccolo gruppo goda della massima fiducia da parte degli altri membri, che in questo modo possono sentirsi, anche se non direttamente coinvolti, ben rappresentati;

- votazione che esprime l’orientamento della maggioranza: si tratta di una modalità che tende esclusivamente a concludere la discussione nel momento in cui questa diventa sterile e, in questo modo, lascia irrisolti.

- conflitti. Questa modalità può creare tra i membri insoddisfazione, frustrazione, deresponsabilizzazione rispetto alla decisione presa;

- consenso: questa modalità richiede che tutti esprimano il proprio parere e che la soluzione scelta sia realmente condivisa da tutti. È sicuramente la modalità più difficile da conseguire, ma migliore in termini di soddisfazione personale, responsabilizzazione e crescita nell’abilità decisionale. Richiede tempi lunghi, apertura reciproca e fiducia tra i membri, partecipazione e disponibilità a cambiare idea o opinione, capacità di ascolto e di accogliere i punti di vista altrui.

Una buona decisione si ha quando ci sono le seguenti premesse:

- le risorse del gruppo sono ben impiegate;

- il tempo è ben utilizzato;

- l’iter seguito per la decisione è corretto e tiene conto di tutti i dati riferiti al problema e al contesto di riferimento;

- la decisione soddisfa completamente (o il più possibile) le richieste/ aspettative di ogni membro del gruppo;

- l’abilità decisionale del gruppo è aumentata o almeno non diminuita.

In conclusione si può dire che “per i membri di un gruppo di lavoro, contribuire alla formulazione degli obiettivi, come alla risoluzione dei problemi fino all’assunzione delle decisioni, permette di accrescere il senso dell’appartenenza e del servizio: in particolare l’attenzione al ‘fare insieme’ inserita in un clima di reciproca fiducia e accettazione, il sentirsi protagonisti attivi della realizzazione delle finalità del gruppo progetto ed essere riconosciuti in questo ruolo”.

 

 

 

 

 

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